Il termine “Apuano” non deriva dalle omonime Alpi (denominate così successivamente dal romano Strabone) ma dalla città di Apua, antico nome di Pontremoli. Se noi tracciassimo sulle coste dell’Appennino una linea spezzata che unisse le cime più alte dell’odierno appennino pistoiese a quello ligure, passando per quello tosco-emiliano, avremmo le linee baricentriche del territorio apuano. La presenza della razza, nel territorio di riferimento, ha origini antichissime:
recenti studi (Condotti da Vittorino Meneghetti) dimostrano che il popolo dei Liguri-Apuani praticava la pastorizia transumante con l’uso dei cani già dall’età del ferro. I Liguri-Apuani erano n popolo di pastori, agricoltori, viticoltori e guerrieri, divisi in circa 88 tribù indipendenti, che si stanziarono in parte dell’Appennino ligure e tosco-emiliano e sulle Alpi Apuane, in un territorio che a grandi linee corrisponde con le attuali province di La Spezia, Massa Carrara e parte di quella di Lucca.
È qui che si è sviluppato quello che è l’attuale pastore apuano. Il territorio non era dei più piacevoli, per chi dovesse viverci a quei tempi, in quanto le Alpi Apuane sono ben diverse dal vicino Appennino settentrionale essendo più aspre e ripide, poco adatte all’agricoltura.
Basti pensare che lo storico romano Strabone scrisse:
“Questa regione non ha niente che meriti di essere descritto, a parte il fatto che gli abitanti vivono sparsi in villaggi, arando e zappando una terra aspra, o piuttosto, come dice Posidonio, tagliando sassi”.
Non che ai liguri apuani importasse molto zappare, perchè erano allevatori e soprattutto razziatori, come specifica ancora Strabone:
“Facevano infatti razzie per terra e per mare ed erano tanto forti che la strada era a stento praticabile con grandi forze militari (…) I Pisani erano esasperati dai Liguri che, più bellicosi dei Tirreni, vivevano al loro fianco come cattivi vicini (…) Gli abitanti sono resistentissimi alla fatiche e, per il continuo esercizio fisico, vigorosi; giacché ben lontani dall’indolenza generata dalle dissolutezze, sono sciolti nei movimenti ed eccellenti per vigore negli scontri di guerra (…) compiendo un furto, sfuggono così ai cani da guardia: ungono di grasso la parte che sta sopra i lombi, ingannando l’acuto odorato dei cani”.
Tito Livio invece scrisse che i legionari fra quella popolazione avrebbero trovato armi e solo armi e un popolo che nelle armi aveva riposto ogni speranza.
I Liguri Apuani, paragonati agli Etruschi, erano meno evoluti, vivevano in capanne di pietre a secco ed erano divisi in gruppi o tribù praticamente distinte e separate le une dalle altre a causa della conformazione del terreno, con monti aspri solcati da profonde vallate che rendevano difficili i contatti fra i vari insediamenti. A parte la scarsa agricoltura, praticavano su larga scala la pastorizia particolarmente col sistema dell’alpeggio e cioè facendo pascolare il bestiame sui monti nella bella stagione e poi ritiravandosi con gli armenti in luoghi più riparati ai limiti della zona prativa ma sempre erti e fuori mano, in fortificazioni dette castellari. Questo stile di vita servì loro durante la guerra che opposero ai romani, mettendoli anche a dura prova e infliggendo loro gravi sconfitte.
I Liguri-Apuani manifestavano una religiosità semplice e primitiva basata sugli elementi primordiali della terra. Il loro dio definito Silvano era sempre associato alla foresta, agli alberi, agli animali, al sole, al vento, all’acqua, alla vita ed alla morte.
rappresentazioni storiche del dio Silvano
“…et teneram ab radice ferens, Silvane, cupressum”
(E tu o Silvano, che porti un cipresso con tutte le tenere radici) – Virgilio, Georgiche, Libro I.Silvano deriva dal dio etrusco Selvans, divinità protettrice della natura e delle attività agresti. Secondo certa dottrina potrebbe essere considerato uno dei nomi di Fauno o Pan, sebbene risulti antecedente. Venerato esclusivamente dagli uomini, in quanto considerato temibile, soprattutto per le partorienti e i bambini.
Inizialmente marginale, la sua figura evolve quando la colonizzazione si appropria di terreni incolti poi messi a coltura.Diviene il dio della cascina, delle attività agricole, colui che concede la foresta agli animali addomesticati. La testimonianza del legame tra il dio Silvano e il mondo pastorale dei Liguri-Apuani ha riscontro nell’iconografia ritrovata sul territorio, che lo raffigura a volte nudo o coperto con una pelle di capra, un rustico mantello legato sulla spalla destra, calzari da pastore ai piedi, una corona di pigne sul capo, un falcetto o un pennato (lama uncinata) nella mano destra. Al suo fianco c’è sempre un fedele compagno ed ausiliario indispensabile nella pastorizia rivolto verso di lui: un cane di taglia media e aspetto lupoide